A me è piaciuto un sacco Requiem for a dream.
Mi sono innamorato di Jennifer Connelly dopo aver visto quel film ai tempi.
De gustibus. Meno male che il mondo è vario, no?
;-)
E' un film sulle dipendenze, in generale, dalle droghe alla tv, ma comunque sulle dipendenze, sulle loro cause, sulle loro conseguenze.
E non ho visto nessun compiacimento sinceramente, e neanche nessun giudizio moralistico ne in positivo ne in negativo , semmai un tentativo di visione dall' interno delle cose, con un linguaggio più che adatto oserei dire.
Ecco perchè penso che oltre alla regia molto bella e azzeccata, il film parli in una delle uniche maniere possibili di un argomento veramente sfuggente.
La vediamo in maniera differente.
Io di compiacimento ne vedo un sacco.
Il fatto di narrare qualcosa da dentro (come dici tu) vuol dire che non è riuscito a rimanere "distante dalle cose" ma sta più da una parte che dall'altra. Il fatto che io sia arrivato alla fine del film ad essere (paradossalmente) felice per ciò che capita ai tre protagonisti è la risultanza opposta di cio' che dici. Quando un regista narra una storia senza prendere posizione lo spettatore si ritrova con delle domande alla fine del film alle quali cerca di dare una risposta, mentre se un regista prende posizione e si compiace di ciò che fa lo spettatore si ritrova a dare dei giudizi e non più a farsi domande e cercare delle risposte.
Per quanto riguarda lo stile, se una bodycam, qualche carrello velocizzato, l'utilizzo dell'otturatore super veloce nella macchina da presa ti bastano allora il linguaggio è adatto. Ma per me è tutto fuorchè "giusto", in realtà è molto "videoclipparo" e per nulla "narrante". Lo trovo un esercizio di stile.
Sulle dipendenze da droghe ed altro guardati "Il matrimonio di Lorna", narra cose e drammi similie simili (uno dei protagonisti è un tossico perso), ma lo stile è totalmente diverso, i fratelli Dardenne fanno i film senza colonne sonore e con attori non professionisti. Il film di Aronofsky è, a parer mio, molto videoclipparo nello stile, fatto apposta per colpirti nello stomaco con le immagini perchè col resto ci riesce davvero poco. I disagi, le paure, i drammi, i problemi e tante tante cose negative possono essere narrati per immagini in mille modi diversi, per me Aronoifsky ha scelto la via più facile, cioè colpirti con le immagini e poco altro. "The wrestler" (anch'esso è di Aronofsky) ti racconta un'esistenza buia e desolata del protagonista senza tutti quei fronzoli estetici che ha "Requiem for a dream" e mi è piaciuto di più. Tutto qua.
Poi ripeto, i gusti son gusti ed è giusto così.
;-)