Quello che dici puó essere condivisibile, ma in realtà si tratta solo del livello culturale della singola persona, non del luogo di provenienza.
Se un lombardo, piemontese, trentino ecc si mette a parlare in dialetto stretto, non si capisce niente, al pari del napoletano, pugliese, siciliano ecc. La differenza sta nel fatto che in certe regioni il dialetto è ancora molto diffuso.
io comprendo quasi tutti i dialetti campani, laziali e della zona di catania senza sforzo poichè hanno un costrutto identico all italiano. mi ricordano la differenza tra danese e svedese. se io e bill parliamo in dialetto (e non è detto che io e bill ci capiamo tra noi) sono pronto a scommettere la mia sacca che uno qualsiasi dei miei compaesani che va dicendo "a sòn trant àn cà sòn accà e me ciàman ancòura maruchèn"" riuscirebbe a capire di cosa parliamo.
Guarda, io ho assistito ad un colloquio stretto stretto tra due persone in "furlàn" e se avessero parlato in finlandese sarebbe stato uguale. Non si capiva una beata fava; il friulano infatti è considerata una lingua "minoritaria" al pari del sardo. Poi è ovvio che comunque TUTTE le lingue e dialetti hanno subito pesantissimamente l'influsso del latino, per cui si riesce a capire "più o meno" un discorso fatto in un dialetto diverso.
Sicuramente al nord la cadenza dialettale si sente ma mai così clamorosamente come al sud ed è forse per quello che i siciliani sembra parlino un'altra lingua!